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21. CON FRANK DI GIORNO
di Janus
09.06.2023 |
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"Ci spostammo così di due o tre chilometri, fino ad una strada asfaltata costeggiata da parcheggi ad intervalli regolari; notai che da questi partivano dei..."
Il baffuto dal lungo uccello che non amava i profilattici era un assiduo frequentatore dell’angolo di pineta in cui l’avevo incontrato, tant’è che poco tempo dopo, però di giorno, ci ritrovammo entrambi nella radura degli incontri. Riconoscendoci, scambiammo qualche chiacchiera; fu in quell’occasione che mi disse di chiamarsi Francesco, Frank per gli amici; mi disse anche di preferire i passivi con aspetto di maschietti piuttosto che travestiti… poi, vedendo che c’era un consistente viavai di auto, mi propose di andare da un’altra parte della pineta dove saremmo stati più tranquilli. Sulle prime mi sentii incerta, anche perché non conoscevo così bene la zona da sentirmi sufficientemente sicura e poi… l’idea di prendere il suo cazzone a pelle, per quanto irresistibile, mi turbava; lui cercò di rassicurarmi dicendo che avremmo fatto solo quel che avrei deciso io, e insistette per spostarci. Rimuginai un po’ e poi accolsi il suo invito; come al solito avevo fermato la mia auto in una strada secondaria che partiva dalla radura, per cui gli chiesi di aspettarmi per darmi tempo di rivestirmi. Mi rimisi addosso la tuta da ginnastica che per l’occasione avevo messo sopra l’intimo femminile, avviai il motore e mi portai nella radura dove lui mi aspettava nella sua Fiat Panda; gli lampeggiai e lui si avviò verso la strada asfaltata lentamente, perché potessi seguirlo senza perderlo. Ci spostammo così di due o tre chilometri, fino ad una strada asfaltata costeggiata da parcheggi ad intervalli regolari; notai che da questi partivano dei sentieri che si addentravano nella pineta, dove la gente andava probabilmente a passeggiare o fare picnic; in quel periodo però, data la temperatura non proprio mite, non sembrava esserci movimento. Frank accostò in uno di quei parcheggi ed io lo imitati; lui scese dalla sua auto e con calma si avviò nel sentiero che iniziava lì vicino. Io presi il mio fido marsupio con il necessario per “godermi la vita” a mio modo, me lo misi in spalla tipo borsetta e lo seguii dopo un paio di minuti, per non dare troppo nell’occhio. In quell’occasione avevo la mia parrucca corta unisex, non troppo vistosa, per cui la mantenni in testa durante il tragitto in auto e continuai ad indossarla anche mentre camminavo sul viottolo. Frank rallentò il passo finché lo raggiunsi e mi suggerì di andare avanti per scegliere io stessa dove fermarci. Ricordo che camminammo per diverse centinaia di metri, poi intravidi sulla destra una zona che mi ispirava; lasciai quindi il viottolo e percorsi ancora qualche decina di metri in leggera discesa tra i pini, fino a raggiungere uno spiazzetto erboso che sembrava adatto, ben nascosto alla vista dal viottolo. Frank mi seguii, sorridendo soddisfatto del posticino che avevo individuato. Per fortuna non era troppo freddo, per cui con pochi gesti mi liberai dei miei indumenti e rimasi completamente nuda, a parte parrucca e scarpe da ginnastica; Frank invece rimase vestito: tanto meglio, perché data la mia indole esibizionista la situazione “femmina nuda – maschio vestito” mi faceva sentire molto, ma molto più troietta!! Mi avvicinai a lui girandogli le spalle, e lui portò le mani sui miei capezzoli; mi strinse forte a sé, segno evidente del suo desiderio… poi abbassò una mano sul mio basso ventre, iniziando ad accarezzarmi cazzetto e palle; l’altra mano la portò sul mio culetto, per palparmelo libidinosamente. Mi passò a lungo le dita nel solco di pesca, soffermandosi a più riprese sullo sfintere per infilarci, dopo averlo inumidito con le saliva, il medio… che sensazione sublime! Frank era un vero esperto!! Nel contempo, io avevo portato entrambe le mie mani sulla sua patta e ricambiavo le sue carezze come potevo, visto che il suo cazzo era ancora nelle mutande… poi, pur di spalle, riuscii ad aprirgli la patta dei jeans ed a mettergli una mano sull’uccello… bello, caldo e grosso come ricordavo! Lui allora lo estrasse dalle mutande e lasciò che io glielo maneggiassi, mentre continuava a palparmi il culo e sditalinarmi l’ano. Il suo grosso uccellone cominciò ad inturgidirsi, raddrizzandosi… io me lo posi tra le gambe, stringendo le ginocchia per gustarne il contatto… era così lungo che la cappella superava tranquillamente il mio scroto e spuntava sotto il mio cazzetto, potevo vederla interamente se abbassavo lo sguardo!! A gambe strette presi a muovermi avanti ed indietro, quasi a masturbare Frank con le cosce… ed i suoi mugolii mi fecero capire quanto gradisse; da parte mia, è davvero difficile descrivere la sensazione di piacere che quel randello di carne mi procurava, sentendolo solleticarmi i testicoli stretto tra le cosce. Ci gustammo entrambi quei momenti, con Frank che ogni tanto mi lambiva il collo con labbra e lingua; poi non resistetti e volli di più: come al nostro primo incontro, mi abbassai davanti al suo inguine reggendomi alle sue cosce ed afferrai il suo bellissimo attrezzo (di giorno potevo vederlo bene: era perfetto, un’opera d’arte!!) per portarlo verso la mia bocca. Guardando Frank negli occhi da vera puttanella, socchiusi le labbra e le appoggiai sulla sua lucida e grossa cappella, giocandoci tutto attorno con un leggero risucchio, come se fosse un gelato. Poi feci entrare in azione la mia lingua, leccando il suo glande con movimenti a destra e sinistra senza trascurare di picchiettare il frenulo… Frank mi guardava ed ogni tanto alzava lo sguardo al cielo, evidentemente estasiato dalla mia opera!! Passai quindi a prendermi cura della sua asta e dei suoi grossi testicoli, sui quali strusciai a lungo e ripetutamente labbra e lingua suggendo delicatamente… poi, partendo da sotto lo scroto, feci guizzare energicamente la mia lingua risalendo l’asta lentamente fino al glande… e finalmente, allargando la bocca il più possibile, gli presi la cappella tutta dentro e gliela lavorai delicatamente con la lingua. Appena abituata a quella enorme presenza, cominciai ad andare pian piano avanti ed indietro con la testa perché Frank mi scopasse la bocca come aveva fatto la prima volta. Avevo capito che lui apprezzava molto quella pratica per cui, anche se con fatica e non pochi conati di vomito, andai avanti finché potei a spompinarlo… chissà, tra me e me temevo la fase successiva, ossia l’inculata senza preservativo: forse per questo non accennavo a smettere con il pompino?? Ma ci pensò Frank; ad un certo punto, forse rendendosi conto che continuando sarebbe venuto, mi prese la testa con le mani e con calma tirò fuori il suo biscione dalla mia bocca. “Dai, dammi il culo…” mi sussurrò; “Va bene, ma con calma…”, ribattei io “Ce l’hai così grosso… non ne ho mai presi così…”; la mia era una bugia, naturalmente, perché come circonferenza ne avevo presi almeno di altrettanto grossi (come dimenticare il “cappellone” della spiaggia?) ma la mia richiesta era finalizzata ad evitare qualche possibile micro ferita all’ano che, malauguratamente, avrebbe potuto veicolare qualche inconveniente. Frank mi assicurò che sarebbe stato cauto, anzi avrebbe lasciato che fossi io stessa ad impalarmi sul suo cazzone così da controllare direttamente la penetrazione. Rassicurata, misi allora mano al mio marsupio e presi il lubrificante, versandomene una abbondante dose sulle dita; poi mi infilai nello sfintere le dita, due poi tre, poi quattro a cuneo cercando di dilatare il buchetto e rendere il muscolo il più accogliente e cedevole possibile. Appena mi sentii pronta alla monta, passai la mano ancora piena di gel sul cazzone di Frank, poi me la asciugai del residuo; era venuto il momento: come molti anni prima, in adolescenza, avrei gustato (pur con un minimo di preoccupazione) un magnifico cazzo senza profilattico. Mi girai di nuovo, dando la schiena a Frank; lui mi afferrò per le spalle e mi appoggiò il suo cazzone duro tra le chiappe; eravamo entrambi in posizione eretta, insolita per me che prediligevo la pecorina, e la cosa mi piacque molto. Afferrai con una mano quel prepotente uccello ed appoggiai la sua punta a fungo dritta sul mio buco… Frank, come promesso, restò fermo ed io, da gran troietta, mantenendo il suo attrezzone duro allineato col mio buco, arretrai pian piano verso di lui per farlo entrare… avvertii distintamente il suo glande farsi largo nel mio sfintere, che si aprì poco a poco per consentirgli l’accesso. Cedendo poco a poco, il mio ano infine si spalancò e lasciò entrare quella rosea cappellona; a quel punto era fatta: completamente aperta ma senza particolare dolore, arretrai ancora lentamente facendomi scivolare tutto quel palo di carne dentro, sino a sentire le palle e l’inguine di Frank a contatto delle mie chiappe. Il mio nuovo amico, continuando a tenermi per le spalle, mi fece “Tutto bene…?”; “S… sì!” ribattei io con un filo di voce, impalata come ero da quell’anguillona!! Rassicurato, Frank iniziò a penetrarmi lentamente, per darmi modo di adattarmi al suo grosso calibro; poi aumentò leggermente il ritmo degli affondi ed andò avanti per qualche minuto… io mi sentivo letteralmente in estasi. Socchiusi gli occhi e mi godetti l’inculata, fantasticando su come sarebbe stato bello se vicino a noi ci fossero stati altri maschioni a guardare sbavando, magari aspettando il loro turno per montarmi!! Dopo qualche altro minuto Frank si fermò, facendomi capire che aveva bisogno di una breve pausa per evitare di venire. Allora gli proposi di cambiare posizione: lo feci stendere sull’erba, col cazzone duro all’aria, ed io mi misi a gambe larghe sopra di lui dandogli le spalle; poi mi accosciai, gli presi il cazzo e me lo guidai di nuovo nel retto in un perfetto spegnicandela… Frank ansimava ed io lo immaginai guardare con libidine il suo cazzone che entrava ed usciva quasi per intero dal mio ano, ormai ben slabbrato. Andammo avanti così per diversi altri minuti, poi lui mi chiese di fermarci: disse che preferiva evitare di avere un orgasmo, per non indurre la moglie a sospettare (????) al che io, in effetti con bocca e culo più che soddisfatti per non dire doloranti, ribattei che non c’era alcun problema. Ci rialzammo e lui, ripulitosi il cazzo dal lubrificante con un fazzolettino, si riallacciò i pantaloni; io gli feci “Hai davvero un cazzo fantastico, Frank. Lo vorrei ancora, quando possibile…”; lui mi sorrise e mi scrisse il suo numero di telefono su un pezzetto di carta, poi mi salutò e si avviò verso il viottolo da cui eravamo arrivati. Io mi trattenni ancora qualche minuto restando nuda tra gli alberi, strizzandomi i capezzoli ed allargandomi le chiappe come per prendere ancora un immaginario cazzone… poi, passata l’eccitazione e sentendo un po’ di freddo, mi rivestii e tornai all’auto pregustando l’idea di futuri incontri con Frank…
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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